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Il museo Laborantes con le sue 26 sale è il più grande della montagna bolognese.
Ripercorre la vita quotidiana delle genti del primo 900 sia per gli aspetti religiosi (importante la collezione di ex-voto), sia per le sale che ricostruiscono nezi o la cucina contadina che per quelle dedicate ai lavori del ferro, dei campi, del bosco che per quelle dedicate alla tessitura e ai lavori delle donne. E poi la vita dei bambini con le sale che ricostruiscono la scuola ed espongono i giochi.

Il museo Laborantes, dunque, si può definire come lo strumento con il quale la comunità di Castelluccio – attraverso la propria Pro Loco – si è riappropriata del patrimonio culturale e storico.
Le prime collezioni su cui è nato il museo sono quelle legate alla religiosità popolare. Si tratta in particolare di oggetti provenienti dai santuari della Madonna del Ponte e della Madonna del Faggio, oltre che dalla chiesa di Castelluccio. Purtroppo per vari anni questi luoghi di culto – particolarmente quelli isolati come la madonna del faggio era stati oggetto di ruberie, oltre che esposti ad una umidità corrosiva.

Una prima mostra itinerante delle tavolette votive “per grazia ricevuta” crea attenzione e sensibilità sulla necessità di non disperdere e perdere un importante patrimonio e questo entra in sinergia con il progetto “Museo Aperto della Montagna Bolognese” promosso dalla Regione Emilia-romagna, dai comuni e da numerose altre strutture per valorizzare le emergenze culturali, artistiche, storiche e paesaggistiche ponendole in una rete di relazioni su scala sovra comunale.
Il Museo Laborantes nasce su queste basi nel 2001-2002 con un primo gruppo di sale espositive che raccoglievano oggetti della religiosità popolare e testimonianze dei lavori e delle fatiche della vita quotidiana dell’Appennino ricostruiti attraverso utensili e macchinari.

Poi grazie al lavoro della Pro loco Il faggio è continuata la raccolta di oggetti e molte persone e famiglie della zona hanno scelto di affidare al museo le loro raccolte private, per renderle patrimonio della collettività. Hanno così preso vita varie collezioni legate alla vita quotidiana del borgo di montagna e ai lavori più diffusi dell’Appennino.
Oggi si è notevolmente sviluppato e con le sue oltre 30 sale espositive è il più grande museo della montagna bolognese.

Uno dei punti di forza del Museo Laborantes è quello di esporre oggetti e collezioni di proprietà di privati e di enti civili e religiosi assicurandone la conservazione, la manutenzione e il restauro. Questo ha fatto si che molti privati abbiano consegnato al museo le loro collezioni o singoli oggetti sapendo che ne sarebbe stato fatto un uso collettivo e che comunque però rimanevano di loro proprietà.

Dal 2010 il museo è dotato di un modernissimo impianto di riscaldamento alimentato a legna e realizzato dal Centro per l’innovazione e la sostenibilità ambientale con fondi pubblici e della CarisBo. Questo ha incentivato la ristrutturazione di nuove sale, ed in particolare ha permesso l’apertura di un intero nuovo piano del museo, ampliando e riorganizzando le collezioni.


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